Libro d’Oro della Nobiltà Medicea di Pistoia

ALESSANDRI – (11 agosto 1755). Cavaliere Alessandro Giorgio, dell’Ordine di S. Stefano909 [XXXVI, 1].

909 Si allega la fede del possesso della cittadinanza pistoiese.

BALDASSINI FORESI – (16 dicembre 1805). Filippo. Si dichiarano delle famiglie «grandi e magnate» pistoiesi e chiesero perciò l’ascrizione al patriziato. Ottennero solo il diploma «di reintegrazione» alla nobiltà semplice per alcune difficoltà sollevate dalla deputazione relativamente alla loro genealogia [LXXIV, 10].

BATISTINI – (5 maggio 1755). Domenico, cavaliere stefaniano per fondazione di commenda di padronato [XXXVI, 2].

BONFANTI – (5 maggio 1755). Cavaliere Giovanni. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche910. Presenza nell’Ordine stefaniano per fondazione di commenda [XXXVI, 3].

910 Si ricordava anche l’esercizio del gonfalonierato fin dal XIII secolo, ma non fu possibile allegarlo come prova per mancanza dei registri pubblici e a causa dell’assenza dalla città di alcuni ascendenti del comparente.

BRACCIOLINI – POGGIALI – (30 giugno 1755). Cavaliere Pier Lorenzo, nell’Ordine stefaniano per fondazione di commenda. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche. Si attesta un operaio di San Jacopo nel 1672 [XXXVI, 4].

BROSCHI PISANI – (3 maggio 1790 ). Carolina di don Matteo911 [LXV, 5].

911 La famiglia era in realtà originaria di Cortona, ma non si conserva alcun documento che attesti la precedente ammissione al patriziato cortonese.

BUTI – (24 dicembre 1759). Andrea e Lorenzo. Si attestarono le residenze nei maggiori uffici cittadini a partire dal gonfalonierato ottenuto nel 1746912 [XXXVI, 5].

912 Nonostante la famiglia sia qui inserita nel registro della nobiltà pistoiese, il decreto si pronunciò così :«Non pare che il signor Andrea e Lorenzo, fratelli, debbino esser ascritti alla classe della nobiltà per non provare in linea retta di aver goduto dei primi onori che dall’anno 1746 in qua, quantunque per le sostanze e le qualità personali abbino tutto il merito».

CARLESI – (14 febbraio 1782). Giuseppe. Ottenne grazia di diploma di nobiltà da Pietro Leopoldo913 [XXXVI, 6].

913 Il padre del comparente era stato proposto del Magistrato Supremo di Pistoia, incarico che era stato ritenuto grado nobile fino all’entrata in vigore delle legge per la nobiltà del 1750, dopo di che era stato considerato grado di cittadinanza. Pagò una tassa alla Comunità.

CENCIOLINI – (21 luglio 1755). Bartolomeo. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche. Si attesta un operaio di San Jacopo [XXXVI, 7].

CONVERSINI – (3 giugno 1755). Cavaliere Lamberto, già ammesso all’Ordine stefaniano per fondazione di commenda di padronato. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche con il gonfalonierato dal 1579914 [XXXVI, 8].

914 Passarono successivamente alla classe del patriziato, ma non si conosce la data del decreto.

DESIDERI – (21 settembre 1792). Vincenzio, avvocato del Collegio dei nobili di Firenze, ultimo della sua famiglia. Godimento di magistrature cittadine dal 1706, discendente da tre generazioni di dottori915 [LXVII, 17].

915 Il deputato Orlandini chiese un supplemento di prove.

GHERARDINI – (11 agosto 1755). Carlo Gaetano, ragioniere dell’Ufficio dei Pupilli a Firenze. Si attesta un operaio di San Jacopo nel 1695 [XXXVI, 10].

GIUSTI – (12 agosto 1805). Giuseppe, consigliere intimo di Stato e finanze della regina reggente. Diploma di nobiltà di Carlo Lodovico e Maria Luigia (30 giugno 1805)916 [LXXIV, 5].

916 Patrimonio più che decoroso. Dal ramo Lamberteschi di Carmignano, poco dopo la seconda metà del XIV secolo, erano discese le famiglie: Giusti, Berti, Pellieri e Niccoli, note come «Cristini o Sancristini» e riconosciute nobili fino dal 1591.

GUIDOTTI – (24 settembre 1770). Jacopo. Chiese ed ottenne grazia di un diploma di nobiltà dal granduca Pietro Leopoldo [XXXVI, 11].

IOLI – (11 marzo 1805). Monsignore Francesco, vescovo. La richiesta fu avanzata dalla Comunità civica di Pistoia in segno di «immensa stima e viva gratitudine» [LXXIV, 11].

MANNI – (9 maggio 1757). Niccolò e fratelli. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche. Si attesta un operaio di San Jacopo nel 1739917 [XXXVI, 12].

917 Si allegò anche un vecchio diploma di nobiltà che però non venne ritenuto prova sufficiente dalla deputazione.

MELANI – (5 maggio 1755). Cavaliere Antonio, camarlingo generale delle Farine e già ammesso nell’Ordine stefaniano come commendatore di padronato [XXXVI, 13].

PACICHELLI – (13 aprile 1772). Giuseppe. Chiese grazia di un diploma granducale di nobiltà918 [XXXVI, 14].

918 Famiglia originaria di Pistoia , ma residente a Roma fin dall’inizio del XVIII secolo. Godeva della cittadinanza pistoiese dal 1426 ed era in possesso di ingenti patrimoni.

PARIBENI – (30 giugno 1755). Cavaliere Giovanni Battista, già ammesso all’Ordine stefaniano come commendatore. Si attesta un operaio di San Jacopo nel 1720 [XXXVI, 15].

TALINI – (15 dicembre 1755). Domenico. Residenze nelle maggiori magistrature pubbliche dal 1724 e godimento dei primi onori cittadini919 [XXXVI, 16].

919 Passaporto di riconoscimento dello stato di nobile conferito dal granduca Cosimo III. Diploma conferito dal principe di Wittenberg. Ingente patrimonio.