LA SCOPERTA DELL’AMERICA E IL DECLINO DELLA FIRENZE GRANDUCALE

Già attorno alla metà del XVI secolo, a poco più di cinquant’anni dalla scoperta dell’America, la tradizionale struttura mercantile dell’Europa andava dimostrandosi sempre più inadeguata a causa delle nuove occasioni che si presentavano oltre l’Oceano Atlantico. I mercanti e, soprattutto, le Corone di Spagna e Portogallo portavano dall’America oro, argento e altre merci preziose per i mercati europei. Entro il 1550, la Spagna e il Portogallo avevano aperto il mondo intero al commercio e avevano creato ingenti domande di investimento in nuove istituzioni commerciali e con nuovi metodi rispetto al passato.

Le circostanze storiche richiedevano di sviluppare una tecnologia più avanzata, capace di costruire navi che fossero in grado di dominare gli oceani. Si dovevano scoprire più veloci e sicure rotte di navigazione e addestrare i naviganti ad affrontare venti, correnti e uragani assai diversi da quelli del Mediterraneo. Infine, si dovevano organizzare nuove strutture di mercato, più adeguate alle nuove esigenze.

Le fiere periodiche dell’asse commerciale nord-sud, raggiunte da mercanti italiani solo durante le giornate di apertura, furono a poco a poco sostituite da mercati e borse permanenti dove tutti, ora, erano in grado di far concorrenza agli italiani per tutti i giorni della settimana e durante tutto l’anno.

Con l’espandersi e il differenziarsi dei commerci, sorse dunque una nuova generazione di mercanti e di banchieri che fornivano agli europei le nuove e ricche merci che provenivano dall’Oltreoceano. In breve tempo, la solida base economica fondata da quei nuovi mercanti europei permise ai loro Stati di costituire anche una grande forza militare, in grado di proteggere i commerci e di consentire agli Stati stessi di espandersi.

In questo stato di cose Cosimo II de’ Medici aveva dovuto rinunciare a molte iniziative commerciali e chiudere molte aziende di commercio, avviate e consolidate in momenti diversi dai suoi avi e dalle quali non sarebbe stato più possibile ricavare un qualche reddito, a causa della concorrenza di altri più forti paesi europei.

Intanto, in Europa l’incremento dei commerci produsse un generale aumento del benessere almeno in alcuni strati della società, provocando, come accade, un forte aumento della popolazione non più falcidiata dalla mortalità infantile dovuta agli stenti. La popolazione europea aumentò notevolmente quasi per tutto il XVI secolo e durante questa crescita crebbero anche i conflitti politici e militari, interni e fra gli Stati, fenomeno anch’esso caratteristico dei periodi di sviluppo demografico.

Per fare fronte all’aumento del fabbisogno alimentare dei popoli, in particolare di frumento e segale, furono sfruttate le riserve dell’Europa orientale: fra il 1550 e il 1650 grandi quantità di questi cereali affluirono nei paesi dell’Europa occidentale e le dimensioni del nuovo commercio alimentarono la nascente potenza economica e marittima dell’Olanda, che praticamente, data la sua posizione e la sua organizzazione commerciale, lo monopolizzò. Armatori e mercanti dei Paesi Bassi costituirono, per così dire, il perno di un graduale e decisivo spostamento del potere commerciale. Verso il 1650 si era completato lo spostamento e l’asse commerciale nord-sud, che vedeva prima l’Italia al centro dei commerci europei, aveva compiuto una rotazione di quasi novanta gradi.

Nell’arco di un secolo, progressivamente, si giunse al ristagno economico delle città mercantili italiane, fra le quali soprattutto Venezia e la Firenze di Ferdinando II de’ Medici.

L’asse commerciale che si sviluppò intorno ai Paesi Bassi fra il Cinquecento e il Seicento vide imperare ad ovest gli inglesi, che non solo erano diventati i più grandi produttori europei di tessuti, togliendo il primato proprio a Firenze, ma erano anche diventati i padroni della più grande flotta mercantile e militare insieme agli olandesi, che tuttavia avevano privilegiato lo sviluppo di flotte solo mercantili.

Gli inglesi erano così diventati i commercianti più attivi e gli industriali più ricchi; al loro attivo avevano stabilimenti metallurgici e cantieri navali in rapido sviluppo, dove si costruivano senza sosta navi da trasporto, ma anche da guerra, per proteggere i traffici e per vincere la concorrenza degli altri Stati.

La Toscana in quel periodo ormai non possedeva che tre galere della marina di Santo Stefano, mantenute tra l’altro con qualche difficoltà. Nel 1562 infatti, il granduca, anziché fondare una flotta commerciale di galeoni che lo avrebbe portato a commerciare con il nuovo mondo, fondò una vera e propria marina da guerra ispirata all’Ordine dei Cavalieri di Malta che prese poi il nome di Sacro Militare Ordine di Santo Stefano, con sede a Pisa. Il compito prefisso era appunto quello di vincere per mare i turchi che stavano attaccando le coste europee (si ricordi la gloriosa battaglia di Lepanto, nella quale combatterono anche le dodici galere che componevano la flotta dell’Ordine) e conquistare territori sempre all’interno del bacino del Mediterraneo.

Del resto, tutta la penisola italiana mancò clamorosamente di presentarsi a un grande e importante appuntamento con la Storia: quello con i commerci mondiali che resero ricchi gli altri Stati europei.  

Ottaviano de’ Medici di Toscana di Ottajano